Terni
La città fu fondata 2500 anni fa, ma i primi nuclei abitati vengono registrati dall’età del Paleolitico inferiore e da quella del Ferro. Un’iscrizione dei tempi di Tiberio, afferma che Terni fu fondata 81 anni dopo Roma dagli umbri o dai sabini. Studi più recenti sostengono la tesi che essa sia stata opera dei naharci, popolazione aborigena dei monti Sibillini, progressivamente avvicinatisi, con avanzamenti successivi, lungo il corso del Nera.
La struttura romana si evince dalle opus quadrate, con vie regolari in cardo e decumano, che dividevano la città in quattro parti.
Nel I secolo il culto cristiano soppiantò quello radicatissimo di Mitra, ed altri di origine orientale.
Testimonianza di questa precedente religiosità si ritrova nella sopravvivenza di riti pagani come il Cantamaggio e la Festa delle Acque. Quest’ultima non si ricollega solo alla presenza della Cascata delle Marmore, ma anche alle opere di bonifica delle terre. La leggenda racconta che alla confluenza del Nera e del Serra viveva nascosto, tra una folta vegetazione, un mostro che col suo fiato pestifero avvelenava l’aria della zona ed i suoi abitanti. Un guerriero lo affrontò e lo uccise. Era morto il drago Thyrus, ma la sua effige, in campo rosso, troneggia ancora a simbolo della città. Nell’XI secolo l’antica Interamna divenne Terni.
Nel 1155 Federico Barbarossa si accampò sui suoi monti ed in Valnerina per assalire Spoleto. Nonostante l’anima guelfa, la città accolse l’imperatore. Successivamente, non avendo accettato i magistrati imperiali, fu rasa al suolo da Cristiano di Magonza. San Francesco visitò più volte Terni: parlò nella piazzetta di San Cristoforo, cambiò l’aceto in vino, e resuscitò un fanciullo schiacciato dal crollo di un muro.
Nel 1290 Nicolò IV annettè la città al Patrimonio della Chiesa. Nella metà del 1300 fu fortificata con una cerchia di mura con cento torri bastionate. In alcuni punti fu fortificata anche all’interno con case-torri, di cui restano quelle dei Castelli e dei Barbarasa.
Nel 1553 Giulio III creò conte di Collescipoli Michelangelo Spada, che donò alla città l’imponente ed artistico palazzo che porta il suo nome, ed i cui lavori vennero ultimati nel ‘700.
Nel 1554 Giulio III approvò gli Statuti Comunali di Terni, che, con successive riformanze, restarono in vigore fino alla Rivoluzione Francese.
Nel 1569 iniziarono i lavori, su progetto del Vignola, della riedificazione del ponte romano crollato 19 anni prima.
Nel 1625 l’arciduca Leopoldo d’Austria , di passaggio in città, donò alla chiesa di San Valentino, l’altare maggiore e dispose la restituzione del cranio del Santo in possesso alla sua famiglia da più di 300 anni. Per se trattenne un dente.
Nel 1705 la città subì il devastante terremoto che distrusse l’Umbria. Molti edifici crollarono, molte chiese risultarono lesionate tra cui San Francesco. Il palazzo dei priori fu svenduto e come sede della municipalità venne acquistato palazzo Carrara.
Nel 1789 il papa proclamò la piena libertà di commercio, agricoltura e pastorizia nello Stato della Chiesa.
Nel 1798 il generale francese Mac Donald occupò Terni, quando si alzò l’albero della libertà vi fu gran tripudio perchè ciò coincise con l’abolizione della tassa sul macinato.
Nel 1849 la città inviò alla Repubblica romana rilevanti somme di danaro e contingenti di volontari.
Nella seconda metà dell’800, lo sfruttamento delle acque della zona, della cascata delle Marmore, in particolare, determinò la nascita dell’industria siderurgica ternana.
Nel 1929 vennero costruite le maggiori centrali idroelettriche del territorio: Galleto, Monte Argento, Recentino.
Durante la seconda Guerra Mondiale la città e le sue fabbriche (‘per’ le sue fabbriche) subì 108 bombardamenti che tolsero ai ternani l’illusione dell’invulnerabilità della Valnerina e della ‘Conca’. Tra l’agosto del ’43 ed il giugno del ’44 il 40% delle fabbriche e la parte orientale della città venne distrutto.
Saint Ouen
Eretta su una collina che domina la Senna nel Medioevo, Saint-Ouen rimane a lungo un villaggio agricolo essenzialmente concentrato attorno al quartiere originale di Saint-Ouen.
Alla fine del Medioevo molti signori costruirono alberghi e ville. Saint-Ouen diventa una località popolare nel diciassettesimo secolo. Personaggi famosi come Joachim Séglières de Boisfranc, Necker o il Duca di Rohan-Soubise hanno castelli o dimore nella zona.
Ma è durante il diciannovesimo secolo che la fisionomia di Saint-Ouen cambia considerevolmente. Ancora un villaggio nel 1830, Saint-Ouen diventa una città industriale di oltre 30 000 abitanti alla fine del secolo. Questa massiccia industrializzazione ha un impatto profondo su persone e urbanistica. Dopo la guerra del 1870, gli straccivendoli allestirono i loro accampamenti e le caserme a Saint-Ouen, dando via via la nascita al mercato delle pulci.
Dal 1965 al 1975, l’industria audoniana sta attraversando un periodo di declino e crisi, che porta poi alla deindustrializzazione e alla comparsa di aree industriali dismesse. Il settore terziario diventa preponderante negli anni ’90.
Collezioni di arte e storia
Formatisi nei primi anni 1960, la collezione di opere d’arte e di storia di Saint-Ouen riunisce dipinti, sculture, arazzi, incisioni, disegni e oggetti etnografici relativi all’arte moderna e contemporanea e la storia locale.
Nel 1965, il castello di Saint-Ouen, restaurato e trasformato in materiale culturale, accoglie al piano terra e al primo piano il museo di arte e storia di Saint-Ouen. Fino al 1996, le collezioni sono presentate in modo permanente, ma regolarmente smantellate per lasciare spazio a mostre temporanee.
Alla fine degli anni ’90, le collezioni di arte contemporanea, troppo spesso manipolate, non vengono più presentate al pubblico. Una stanza al primo piano del castello quindi ospita una mostra permanente sulla storia locale, comprese le opere del museo. Nel 2002, il museo ha ottenuto l’etichetta “Museum of France”, che segna il riconoscimento dell’interesse locale e nazionale delle sue collezioni. Nel 2005, il museo è chiuso al pubblico per motivi di sicurezza.
Le collezioni
Oggi, la città conserva più di 1500 opere e oggetti, tra cui opere di Pablo Picasso e Fernand Léger, lavori di Jean Lurçat, Picart Le Doux, Marc Saint-Saëns che furono fra i principali artefici del rinnovamento dell’arazzo francese alla metà del XX secolo, sculture nove del gruppo (John Osouf Jean Carton, René Babin), sculture di Antoine Bourdelle, Germaine Richier, René Iché Louis Derbré Claude Lhoste, quadri e dipinti di Edouard Pignon, Blasco Mentor, John Christoforou, Ladislao Kijno Boris Taslitsky, Mireille Miailhe Jean Lugnier, stampe Marcel Gromaire, Maximilien Luce, Jean Delpech, Aurelio de Felice o Alfred Taiée, oltre a numerosi oggetti che ricordano la storia di Saint-Ouen.